“Conosci te stesso.”
Socrate.
Quanti anni hai?
Siamo sempre stati abituati a rispondere a questa domanda considerando la nostra età cronologica, ovvero l’età calcolata sulla base della nostra data di nascita. Tuttavia l’età anagrafica è solo una delle possibili dimensioni dell’età, quella che si basa sullo scorrere del tempo, un parametro oggettivo, ma impersonale che non tiene in considerazione il nostro vissuto biologico e psicologico. E’ quindi importante conoscere il concetto di età biologica, psicologica e funzionale. Oggi si discute con crescente interesse dell’età biologica che riflette l’età delle nostre cellule, dei nostri tessuti e organi e che potrebbe non coincidere con quella dichiarata dalla carta d’identità. L’età biologica esprime l’interazione tra la nostra componente genetica e le influenze ambientali a cui siamo soggetti, in particolare risente positivamente o negativamente delle nostre abitudini, soprattutto quelle che riguardano come e quanto ci alimentiamo, come e quanto ci muoviamo, come e quanto dormiamo, come e quanto gestiamo lo stress. Abitudini virtuose possono aumentare favorevolmente il gap, la differenza, tra età anagrafica e biologica. L’età psicologica riflette la nostra capacità di adattamento nella relazione con l’ambiente esterno e con noi stessi ed è condizionata dalla elaborazione delle esperienze vissute e dalla capacità di gestione dello stress. Se da una parte l’esposizione eccessiva a fattori stressanti influisce negativamente sull’età psicologica, dall’altra stimoli stressogeni di lieve entità possono condizionarla positivamente secondo la teoria dell’ormesi. L’insieme dell’età biologica e dell’età psicologica determinano la nostra età funzionale, ovvero la nostra capacità funzionale nella sua complessiva dimensione organica e psichica.